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Storia della fotografia in Trentino

La storia della fotografia nel Trentino

Dai ritrattisti alla fotografia industriale

Il Trentino, poco prima della metà dell’Ottocento, fu meta delle novità dell’epoca tra cui quella della fotografia portata in zona da fotografi ambulanti, definiti “pittori ritrattisti”, che esercitavano l’arte del dagherrotipo.

1845 – Ferdinand Brosy, primo “fotografo ambulante” a Trento

Fra Trento e Rovereto, nel territorio di transito fra il Nord e il Sud dell’Europa, si ricorda Ferdinand Brosy, un “ritrattista” di passaggio che si cimentò con la tecnica del dagherrotipo e del collodio umido.

1854 – Giovanni Battista Unterveger è il primo fotografo professionista in Trentino.

Giovanni Battista Unterveger (1833–1912)
Assunto dal Ferdinand Brosy come ritoccatore, Giovanni Battista Unterveger divenne il primo fotografo stabile del Trentino con l’avvio di uno studio fotografico nel 1854: egli fu anche il primo a dedicarsi in modo sistematico alla riproduzione fotografica dei paesaggi del Trentino.
Giovanni Battista Unterveger
Ritratto del migliore fotografo del Trentino
 
 

1870–1880 – Francesco Dantone realizza una documentazione fotografica della Val di Fassa.

Francesco Dantone (1839–1909)
Nello stesso periodo in zona operava anche Francesco Dantone, le cui fotografie, risalenti soprattutto agli anni 1870–1880, illustravano le montagne, le valli, i paesi dolomitici di stampo ancora rurale, testimoni di un turismo che timidamente muoveva i primi passi con una viabilità precaria e rare infrastrutture turistiche. Legato al Club alpino austro-tedesco (DÖAV), Dantone dedicò maggiore attenzione alla val di Fassa.

Enrico Unterveger (1876–1959)
A Giovanni Battista Unterveger successe il figlio Enrico che portò avanti il progetto di documentazione del Trentino anche durante la prima guerra mondiale fino a tutti gli anni trenta, dedicandosi in particolare alla produzione di cartoline con l’impiego di procedimenti fotografici tipici delle tecniche pittorialiste.

Giovanni Battista Altadonna (1824–1890)
Dall’atelier di Unterveger proviene anche Giovanni Battista Altadonna, che aprì una propria attività a Trento dedicandosi principalmente all’attività ritrattistica sia come fotografo che come pittore.

Giuseppe Brunner (1871–1951)
Nel suo studio di via Grazioli subentrò poi Giuseppe Brunner, anch’egli fotografo con notevoli capacità nell’arte del ritratto che espresse con uno stile raffinato fino al primo dopoguerra, lavorando per una ricca clientela borghese che oggi possiamo ancora ritrovare ritratta negli album fotografici.

Con l’avvio del Novecento diversi sono i fotografi che aprono bottega a Trento e nei centri principali delle valli tridentine. Accanto ai professionisti, è da segnalare la vivace attività dei dilettanti che, seguendo la strada tracciata soprattutto da Unterveger, si dedicarono alla fotografia di montagna dotando così il Trentino di una ricchissima documentazione fotografica dei suoi paesaggi alpini, sia estivi che invernali.
Gruppo Susat, 1908–1910 fotografo: sconosciuto, Archivio storico Società degli Alpinisti Tridentini, CC BY 4.0
Soci della SAT (Società degli Alpinisti Tridentini)
Un esempio significativo sono i soci della SAT come Giovanni Pedrotti (1867–1938), Guido Rey (1861–1935) e i fratelli Giuseppe (1863–1936) e Carlo Garbari (1869–1936), provvisti di mezzi, di tempo e di talento.

La "Società Alpinisti Tridentini" (SAT) svolse un ruolo essenziale per la storia della fotografia nel Trentino. Quali sono i fondi fotografici principali della SAT?

Daniela Pera, conservatrice dei beni culturali, spiega quale ruolo svolse la SAT (Società alpinisti tridentini) per la fotografia nel Trentino, e quale patrimonio storico la SAT custodisce tuttora.
1:07 minuti

dal 1929 – I fratelli Pedrotti sono attivi come fotografi a Trento.

Figure che ruppero con la tradizione degli studi fotografici, proponendo nell’immediato dopoguerra un rinnovamento nel campo della fotografia, furono il mantovano Sergio Perdomi e i fratelli Enrico (1905–1965), Mario (1906–1995), Silvio (1909–1999) e Aldo (1914–1999) Pedrotti. Grazie alla nuova generazione che essi rappresentavano, la fotografia ebbe un notevole impulso tecnico e un’affermazione sul piano culturale.
I fratelli Pedrotti
Ritratto di un’impresa fotografica del Trentino
 

1921 – Sergio Perdomi fonda il suo atelier fotografico a Trento, successivamente gestito da Rodolfo Rensi.

Sergio Perdomi (1887–1935)
Sergio Perdomi ebbe numerosi incarichi dalla nuova amministrazione italiana, lavorando per la Soprintendenza ai monumenti e per il Genio civile, a cui affiancò commissioni per privati, imprese industriali e per l’editoria turistica fornendo immagini per cartoline e opuscoli. Si distinse anche come fotoreporter: la sua preparazione tecnica e professionale, particolarmente dinamica, gli permise di essere il primo in città in grado di documentare cerimonie ed eventi ufficiali.

Rodolfo Rensi (1913–1975)
Rodolfo Rensi fu l’erede di Perdomi in quella che divenne la Soprintendenza alle Belle Arti di Trento, ma diede una sua impronta di fotografo cimentandosi nella riproduzione fotografica delle opere d’arte di artisti contemporanei che ci fornisce un’esauriente documentazione sull’arte trentina dagli anni quaranta fino agli anni sessanta, sia di proprietà di privati che di enti pubblici. La dinastia fotografica è oggi alla terza generazione dopo la gestione dello studio da parte del figlio Claudio.
 
I testi di questo corso di formazione online prendono spunto dagli articoli realizzati da diversi autori per i manuali dedicati ai rispettivi argomenti (pubblicati in Rete sul sito https://www.lichtbild-argentovivo.eu e usciti con la licenza CC BY 4.0). I testi dei manuali sono stati adattati dagli operatori del progetto Argentovivo per renderli fruibili nell’ambito di un corso online.